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John Mortimer, «Rumpole e la Società Alternativa». Presentazione e traduzione di Stefania Michelucci

Stefania MICHELUCCI



1. Premessa

Vorrei dedicare a Sergio un racconto tratto dalla raccolta di John Mortimer, Avventure di un avvocato: Rumpole all’Old Bailey, frutto di un progetto interdisciplinare coordinato da Remo Ceserani sul linguaggio giuridico e letteratura. Il volume uscì nel 1997 nella serie “Romanzi Giudiziari”, Sellerio, Palermo, cura e traduzione di Stefania Michelucci, con una nota di Remo Ceserani. È stato pubblicato successivamente nel 2003 nella serie “La Memoria”, Sellerio, Palermo. Sono grata alla Casa Editrice Sellerio per la liberatoria concessami.

Il racconto Rumpole e la società alternativa è uno dei tanti che John Mortimer (1023-2009) ha costruito intorno alla figura di Rumpole, bonario e sagace avvocato londinese. Lui stesso avvocato di successo (ora a riposo), Mortimer ha inizialmente intrapreso la carriera forense più per tradizione di famiglia che non per inclinazione personale, riuscendo comunque a conciliarla con una passione per la letteratura che ha ereditato dal padre. Noto avvocato, questi era infatti un uomo colto, di buone letture e inoltre, particolare interessante, nutriva per l’opera di Conan Doyle una passione evidentemente trasmessasi al figlio, che dovette trarne lo stimolo a cimentarsi lui stesso nella creazione di detective stories. La famiglia viveva in un cottage completamente immerso nel verde a Turville Heath, nello Oxfordshire, residenza attuale di Mortimer. Lontano dalla frenesia metropolitana lo scrittore ha trascorso gran parte della giovinezza dedicandosi alle letture, alla musica e completando i propri studi nella prestigiosa Oxford, dove si è laureato in legge. La sua esistenza successiva è stata condotta all’insegna del costante tentativo di mettere d’accordo la vocazione letteraria con le complicazioni, i cavilli, i trabocchetti e gli imprevisti dell’attività forense:1 un tentativo riuscito appunto perché a questa attività egli attinge le proprie stesse invenzioni narrative, il suo straordinario repertorio di tipi umani, di personaggi e di macchiette e soprattutto la capacità di rendere “vero”, attingendo a una conoscenza di prima mano, il mondo dei tribunali, degli studi legali, della malavita in cui si colloca buona parte della sua opera.

Buona parte, ma non tutta. La produzione letteraria di Mortimer, particolarmente feconda, comprende infatti anche commedie, sceneggiature televisive e cinematografiche,2 racconti e romanzi, tra cui Summer’s Lease (1988), ambientato in Italia, nella campagna toscana, dove lo scrittore era solito trascorrere gran parte dell’anno prima. Per quanto varie nel genere e nella forma, tuttavia, le sue opere sono tutte accomunate dalla presenza del mystery, dal ricorso alle tecniche della suspense, per cui anche quelle che non rientrano nel poliziesco in qualche misura si avvicinano a esso.

I racconti imperniati sulla figura di Rumpole hanno avuto, grazie anche all’adattamento televisivo,3 grande successo in Inghilterra, negli Stati Uniti e in altri paesi anglofoni, soprattutto in Australia. Come emerge chiaramente da quelli qui inclusi, essi non costituiscono delle detective stories in senso stretto, in quanto l’elemento della detection vi si intreccia con un’attenta resa della quotidianità del protagonista, dei mondi e delle voci con cui egli entra in contatto, della sua esistenza domestica. Gli stessi casi in cui si trova coinvolto sono di diversa natura, spaziando dal penale al civile, dal furto allo stupro, dal divorzio all’omicidio. Tutti i racconti, inoltre, presentano un impianto quasi teatrale, risultato non solo del largo spazio accordato ai dialoghi — intervallati da brevi passi narrativi che separano un episodio dall’altro — ma anche del fatto che i personaggi appaiono sempre concepiti in funzione di effetti di tipo scenico (per lo più comici) legati a una qualche battuta o gesto, a dettagli, comunque, di carattere spiccatamente uditivo o visivo. A tali personaggi (spesso delle vere e proprie macchiette o caricature che richiamano alla memoria Dickens) Mortimer assegna inoltre una funzione mimetica, illustrando, attraverso i loro comportamenti, i difetti e i retroscena del mondo giudiziario britannico. In ogni racconto, l’intreccio principale, nel quale Rumpole sostiene sempre il ruolo del difensore, s’intreccia con episodi secondari, scorci di vita familiare, incontri e scontri nel tribunale domestico presieduto da “Colei che Deve Essere Obbedita” (la signora Hilda Rumpole), diverbi e battaglie all’interno dello studio, rilassanti pause al bar di Pommeroy.4 Al continuo mutare degli sfondi — si passa dalle tetre celle dell’OldBailey (il tribunale criminale di Londra) alle sue aule austere, alle stanze dello studio e al severo decoro del salotto domestico — si accompagna una varietà di situazioni, una polifonia di personaggi e voci, e attraverso tutto ciò prende forma un quadro vivace e brillante della vita sociale e culturale londinese di alcuni anni addietro. Nell’aula del tribunale, un vero e proprio teatro caratterizzato da cerimoniali rigidi e costumi pomposi, ognuno gioca al meglio le proprie carte, in contese dove non è mai assente la nota comica e in cui si confrontano l’inglese sgrammaticato degli imputati e le citazioni in latino dei giudici, le espressioni cockney5 e le formule cerimoniose e altisonanti delle frasi di rito. E attraverso questa polifonia (o, talvolta, cacofonia) emergono i contrasti di classe e quelli generazionali, i pregiudizi, le differenze di mentalità e di cultura. Il tribunale diventa così specchio della vita britannica in virtù non solo di quello che vi accade, ma anche e soprattutto del linguaggio che vi si parla, attraverso il quale Mortimer dimostra il proprio straordinario orecchio per il dialogo, l’infallibile capacità di cogliere e riprodurre i gerghi e le parlate più diversi, insieme a un senso acutissimo — teatrale e forense al tempo stesso — della “battuta”. La creatività linguistica è un tratto saliente dello stesso Rumpole, il quale non si accontenta di indagare prima del processo e, nel corso di esso, di argomentare nel modo più funzionale le ragioni della difesa, ma ama colorare il proprio linguaggio (dentro e fuori le aule giudiziarie) con citazioni e allusioni poetiche o con metafore che egli attinge alla propria stessa esperienza quotidiana e all’attualità: al cricket, alle corse ippiche, ai programmi televisivi e così via.

I racconti, proprio perché scritti da un avvocato, rispecchiano anche una profonda conoscenza del sistema giudiziario inglese, nelle cui peculiarità e complessità Mortimer consente al lettore di penetrare senza calcare mai la mano sui tecnicismi giuridici. È importante sottolineare che, mancando la fase delle indagini preliminari, l’udienza diventa il momento fondamentale del confronto tra le parti, quello in cui tutte le carte vengono scoperte; un vero e proprio gioco pro o contro l’imputato che si svolge nel rispetto di regole precise, ma nel quale i contendenti non si risparmiano i colpi bassi. Per quanto riguarda l’avvocato difensore, il suo compito, non è giungere alla verità, stabilire l’innocenza di un cliente, ma far del proprio meglio — ricorrendo a tutte le risorse dell’oratoria forense e a tutti i trucchi del mestiere — per dimostrare alla giuria che non vi sono elementi sufficienti per provarne la colpevolezza.

Va però aggiunto, a questo punto, che Rumpole, avvocato astuto e navigato ma integerrimo, non si serve mai dell’inganno o della menzogna per vincere i processi: è sempre una verità, infatti, quella che egli scodella alla giuria nel colpo di scena finale del racconto, una verità che però non coincide mai con quella prevedibile dagli incartamenti o deducibile dagli atti di precedenti processi.6 Una verità che egli, grazie al proprio fiuto, intuisce fin dall’inizio e che rimane invece inaccessibile agli altri membri del tribunale per tutta la durata del processo. Tuttavia — e in ciò lo scrittore si allontana dal “giallista” tradizionale — la verità non è mai una sola: se Rumpole ne porta alla luce una, per lo più quella che consente di smascherare abusi di potere ai danni dei più deboli, talvolta verso la fine ne viene a galla un’altra, paradossalmente incompatibile con la prima, che mette in luce non solo la sua fallibilità, ma anche la complessità del reale e della vita, l’intercommutabilità dei ruoli e le possibilità di scambi tra accusatori e accusati. Merita a questo proposito un accenno Rumpole e la società alternativa, racconto nel quale il processo non riesce a fare giustizia perché nessuno è innocente: non lo è il poliziotto di cui Rumpole mette in luce il comportamento scorretto, ma non lo è nemmeno la ragazza che egli vorrebbe salvare. Egli si trova qui (ma anche altrove) coinvolto in un groviglio di mezze verità al quale sembra predestinarlo il suo stesso nome — che evoca appunto qualcosa di arruffato e aggrovigliato7 — oltre che la sua natura, che è in qualche misura quella di un “filosofo” anticonformista meno interessato al denaro che alla verità e ai risvolti umani dei casi affrontati. Proprio per questo, pur essendo l’avvocato più anziano dello studio e a dispetto delle sue capacità, egli viene visto come una sorta di pecora nera dai colleghi, con i quali ha rapporti tutto sommato poco amichevoli. In realtà Rumpole è una sorta di enfant terrible che in tribunale poco si cura delle norme del cerimoniale, e nella preparazione dei processi, indifferente alla giurisprudenza, ai volumi di citazioni legali che appassionano la nuova generazione, fa soprattutto affidamento sul buon senso, sull’intuito, sull’improvvisazione, sull’esperienza personale, convinto com’è che un buon avvocato è anche e soprattutto un buon detective e un buon psicologo.

Umanità, humour, amore per il bon ton, indulgenza di fronte alle debolezze umane, ma intransigente onestà nell’esercizio della professione e accanimento nel sostenere i diritti umani: tutto questo fa di Rumpole una figura singolarmente attraente, e anche, sotto il profilo letterario, una creazione originale. Proprio perché scaturito più da esperienze di vita che dalla letteratura, egli non presenta molti punti di contatto con i detective e gli avvocati più celebri consegnatici dalla letteratura poliziesca: quanto c’è di antieroico nella sua figura lo allontana immediatamente dalla moltitudine di superuomini e di supercervelli che la popola, avvicinandolo, se mai, per certi aspetti, a figure come quella dell’ispettore Maigret, anche lui interessato soprattutto alla psicologia degli indagati (ma più scettico e malinconico e meno dotato di humour); o come quella del tenente Colombo, al quale l’accomuna l’aspetto trasandato e dimesso (il suo cappello fa il paio col celebre impermeabile del poliziotto), ma del quale non condivide l’umiltà falsa e sorniona. Nulla o quasi Rumpole ha invece ha spartire con l’efficientismo e con l’accanimento maniacale nel perseguire la vittoria che caratterizza per lo più gli avvocati di tradizione americana, quali Perry Mason o quelli dei best seller di John Grisham. Per quanto abile e perfino geniale, non annovera trionfi clamorosi nella propria carriera, tanto è vero che i successi un po’ se li inventa, confondendo nel ricordo le proprie vittorie forensi più brillanti (per esempio quella riguardante l’“omicidio del Penge Bungalow”) con reminiscenze dei libri di Conan Doyle. Ma il lettore non fatica a perdonargli queste piccole amabili debolezze che concorrono a veicolare, attraverso la sua figura, una sorta di “elogio dell’imperfezione” di cui il mondo d’oggi — ossessionato com’è dalla superspecializzazione, dalla scientificità astratta, dal mito del successo — ha certamente bisogno.

2. Nota sulla traduzione

Ogni tipo di traduzione, com’è noto, comporta peccati d’infedeltà che si può solo sperare di limitare al minimo. In questa si è tentato di rendere nel miglior modo possibile l’ironia dei dialoghi, la diversificazione fra voci e gerghi, ma ci si è a volte trovati di fronte a ostacoli insuperabili legati ad allusioni, pun, alla stessa onomastica, che si è cercato di superare, almeno in parte, attraverso il ricorso a note esplicative. In altri casi ci si è trovati di fronte a termini tecnici che non hanno un equivalente nella lingua italiana e che tuttavia si è preferito tradurre per non appesantire la lettura e per non creare imbarazzi al lettore. Tra questi barrister e solicitor; mentre il barrister è l’avvocato vero e proprio, il solicitor (che si è reso con “procuratore”) è colui che prepara le istruzioni per l’avvocato; queste sono contenute nel brief, ossia il fascicolo istruttivo relativo a un determinato caso – un insieme di documenti tenuti insieme da un nastro rosso se si tratta di una difesa o da uno bianco se si tratta dell’accusa – talvolta usato metonimicamente per indicare il caso stesso o addirittura l’avvocato che se ne occupa. Altro termine intraducibile (in questo contesto) è clerk, che designa un vero e proprio procacciatore d’affari, l’anima dello studio legale, di cui conosce tutti i segreti e di cui è il timoniere ancor più spesso del capo dello studio e che qui si è reso con “segretario capo”.

3. «Rumpole e la società alternativa»

Forse si può dire che i poliziotti, le guardie, gli sbirri, o comunque vogliate chiamarli, sono un corpo molto conservatore. Quando strappano confessioni ai criminali, scrivono rapporti in quel gergo cockney passato di moda all’inizio del secolo, per cui rapinatori di banche estremamente compiti, che vanno a vedere il balletto a Covent Garden e in vacanza a Corfù, dicono, appena presi, “questa volta avete vinto voi, capo”, o “mi avete preso, complimenti”. Agli inizi degli anni ’70 quando i figli dei fiori inondarono il paese di capelli lunghi, vestiti fino ai piedi e dell’odore dolciastro tipico della parte vecchia di Marrakesh, gli sbirri si rivelarono particolarmente aperti alle nuove idee. Le squadre antidroga provinciali vennero rifornite oltre che di stivaloni misura 48, di collane di perline, panciotti afgani, copricapi e chitarre e andarono a lezione per imparare quella nuova lingua, fatta di “calmati amico” o “fate l’amore e non la guerra” invece di “mi avete preso, complimenti”.

Era un periodo in cui l’immagine del potere costituito aveva acquistato una cattiva reputazione e in un avvocato, per quanto vicino ai gruppi criminali, la nuova generazione vedeva un incrocio non tanto raccomandabile tra il giudice di ferro Jeffreys8 e il presidente Nixon, come intuivo dagli sguardi accigliati delle ragazze che Nick, allora studente di scienze politiche a Oxford, portava a casa durante le vacanze. Non avevo mai avuto una sensazione così chiara di come l’Inghilterra fosse divisa in tanti paesi diversi, ognuno con una lingua propria e senza relazioni diplomatiche tra di loro. Non riesco, per esempio, a immaginare un mondo più remoto dal Temple e dalle Inns of Court di quell’edificio diroccato in stile vittoriano nella zona sud ovest dell’Inghilterra (al numero 34 di Balaclava Road, a Coldsands),9 battezzato “Nirvana” dalla comunità che lo aveva occupato, dove trovavano ospitalità una tartaruga che mi sembrava imbottita di droga, un gruppo di bambini, uomini e donne giovani sorprendentemente puliti, un rompiscatole di nome Dave e una ragazza di nome Kathy Trelawny che non avevo mai incontrato prima del suo arresto da parte della polizia di Coldsands per la ricettazione di un’enorme quantità di hashish, del valore di circa diecimila sterline.

Coldsands non è un luogo di villeggiatura particolarmente rinomato nella zona sud-ovest dell’Inghilterra; ci sono piogge frequenti, alcune case stile Reggenza, molti alloggi per persone anziane e un quartetto d’archi nel giardino d’inverno all’ora del tè; da questo punto di vista un posto poco propizio per lo sviluppo della criminalità. Nonostante ciò parecchi giovani vi crearono la comunità chiamata 'Nirvana', considerata da molta gente del posto sede di numerose orge. Alla casa della comunità si presentò un commerciante di nome Jack, sgargiante nella tenuta hippie, per una grossa ordinazione di hashish, che Kathy Trelawny cominciò a rifornire con l’aiuto di un paio di studenti di legge persiani che aveva conosciuto all’Università di Bristol. Subito dopo aver fatto l’affare e aver ricevuto un mucchio di soldi, Jack l’hippie rivelò la sua vera identità: era l’agente Jack Smedley della polizia locale. Il braccio forte della legge era sceso sul “Nirvana”; gli studenti di legge persiani vennero trasferiti a un indirizzo sconosciuto in Marocco, e Rumpole, che aveva riportato dei considerevoli successi in casi di droghe pericolose, fu tirato fuori dall’Old Bailey e messo sul treno delle 12.15 da Paddington a Coldsands, dove poté godere il raro lusso di un posto in prima classe nella carrozza ristorante, offerto dal fondo di assistenza legale della Gran Bretagna.

Potevo permettermi il pranzo in prima classe e rilassarmi tranquillamente anche perché ero alloggiato in una piccola locanda sulla costa a meno di cinque miglia da Coldsands gestita da alcuni vecchi amici e compagni d’armi (se di armi si può parlare per chi abbia fatto tre anni di servizio nel personale di terra della R.A.F.). Si trattava dell’ex-ufficiale pilota Dogherty detto ‘tre-dita’ e di sua moglie Bobby, ex-ausiliaria della forza aerea femminile, incontrastata reginetta di bellezza della stazione di Dungeness, e ben nota per somigliare a Betty Grable da dietro e a Phyllis Dixey10 di fronte e per un fascino, una frizzante impertinenza e un disprezzo del pericolo con cui nessuna di quelle famose modelle nude di una rivista da quattro soldi come il Reveille poteva competere. Ho già parlato di Bobby in queste memorie e non mi vergogno di dire che, sebbene fossi già sposato con Hilda quando ci siamo incontrati, mi rubò il cuore e continuò a tenerlo a lungo anche dopo che l’affascinante ufficiale pilota aveva rubato il suo. Per questo motivo non vedevo l’ora di rivedere Bobby; ci eravamo scritti di tanto in tanto ma non ci vedevamo da molti anni. E poi non vedevo l’ora di godermi una vacanza al mare, per la quale la piccola malefatta della signorina Trelawny mi aveva semplicemente fornito il pretesto e coperto le spese.

Quindi ero, come si può immaginare, di buon umore mentre il treno passava rumorosamente attraverso Reading e si cominciavano a vedere le mucche che ruminavano tranquille nei prati come se non vi fossero tribunali o giudici al mondo. Non capita spesso che si veda una mucca al Bailey e questo è uno dei motivi per cui sono contento quando occasionalmente mi viene affidato un caso fuori città. I casi in trasferta allontanano dallo studio, dal dispotismo bonario del segretario capo Albert e soprattutto dalla costante sorveglianza di Colei Che Deve Essere Obbedita (la signora Hilda Rumpole). Quasi non vedevo l’ora di un buon pranzo in treno, come quelli di una volta. Pensavo a un assaggio di minestra Brown Windsor,11 seguita immediatamente da merluzzo a vapore, budino al mattone, formaggio di pessima qualità, crackers e sedano, il tutto bagnato da una bottiglia di vino d’annata del compartimento ferroviario occidentale, quando sfrecciammo attraverso Didcot.

Un uomo dall’aspetto furtivo, in giacca corta giallastra, che metteva in mostra le bretelle e uno sguardo funereo mi guardò dall’alto. “Ah cameriere, minestra Brown Windsor, direi, per cominciare”.

“Stiamo facendo il piatto alla griglia, signore”. Percepii un tono di cupa soddisfazione nella sua voce.

“Che cosa – alla griglia?”

“Uovo fritto e hamburger, servito con patatine fritte e un bel pomodoro”.

“Un bel pomodoro! Oh, molto bene. Con un anestetico appropriato l’hamburger si può anche prendere. E da bere, un moderato chiaretto da carrozza ristorante?”

“Niente vini in questo viaggio, signore. Abbiamo del gin in bottigliette mignon”.

“Non mi va il gin a pranzo, specialmente in bottigliette mignon”.

Con rimpianto giunsi alla conclusione che la vita in trasferta non era più la stessa e mi domandai che diavolo ne avessero fatto di tutta la minestra Brown Windsor.

Alla stazione di Coldsands mi stava aspettando un uomo di mezza età vestito in modo elegante e con un paio d’occhiali senza montatura. Parlava con un distinto e rassicurante accento dell’ovest.

“Il signor Horace Rumpole? Sono Friendly”.

“Grazie a Dio qualcuno lo è!”12

“I colleghi di Londra mi avevano detto che lei ama scherzare, signor Rumpole. L’hanno raccomandata come un avvocato molto preparato, con alcuni successi alle spalle in casi di droga”.

“Oh, ho avuto notevoli successi in casi di droga. E un po’ di fortuna con omicidi, stupri e altri reati contro le persone”.

“Temo che non abbiamo molti casi di criminalità allo studio di Friendly, Sanderson & Friendly. Ci occupiamo più che altro di trasferimenti di proprietà. A proposito, penso che ci siano un paio di errori di battitura nelle istruzioni per l’avvocato”. Il signor Friendly assunse un’espressione molto costernata.

Mi affrettai a rassicurarlo. “Non tema, Friendly, non leggo mai le istruzioni per l’avvocato. Secondo me offuscano il giudizio e confondono le idee”.

Eravamo ora fuori dalla stazione e un taxi sgangherato apparve rumorosamente in vista.

“Vuol vedere il cliente?” Disse Friendly con un tono rassegnato.

“Può darsi che se l’aspetti”.

“Ha intenzione di andare al “Nirvana””?

“Alla fine. Non ci andiamo tutti? No, Friendly. Meglio stare alla larga dai lotofagi di Balaclava Road n. 34. Un luogo, immagino, in cui sembra sempre ora di festa. Porti al mio albergo il cliente per un incontro. Dopo cena. Le va bene alle nove?”

“Alloggerà al George? Gi avvocati vanno tutti lì”.

“Se è il porto degli avvocati, allora meglio evitarlo. Starò da alcuni vecchi amici dei tempi della R.A.F. Gestiscono un palazzo di fasto e delizie13 noto come il Crooked Billet”.

“Quella piccola locanda giù alla baia?” Notai che Friendly sorrideva mentre parlava dei piaceri del Dogherty, un posto, ne ero profondamente convinto, che godeva di ottima reputazione. Il taxi si era fermato a questo punto, e io lottai per aprire la porta. Quando ci riuscii, ero nello stato d’animo euforico di chi va in vacanza.

“Là fuori sulla baia, che paradiso! Dove altro non s’ode che il sospiro del mare e il sommesso canto d’amore dell’aragosta. Capisce quello che voglio dire, Friendly? Quando capita un bel reato come si deve al mare... non c’è che da rilassarsi e goderselo!”

Friendly continuò a guardarmi, comprensibilmente confuso, mentre mi allontanavo in taxi.

Il taxi filò fino al Crooked Billet e mi riportò indietro di circa venticinque anni. La locanda si trovava in cima a degli scogli e dava su una spiaggia sabbiosa e un mare plumbeo. Esternamente era un edificio abbastanza comune, giallognolo, malandato, con un fazzoletto di giardino trascurato; all’interno però appariva come un museo dei bei tempi della seconda guerra mondiale. Dietro al bancone c’erano i trofei di Sam, un elmetto nazista, un busto in gesso di Churchill che poteva realmente tirare boccate da un sigaro, un modellino di areoplano Spitfire appeso al soffitto, fotografie incorniciate dell’ex-ufficiale Dogherty in giacca da pilota, in piedi accanto al suo adorato Lancaster e un ritratto firmato di Vera Lynn quando era al culmine della carriera.14 Anche il biliardino sembrava essere un pezzo d’antiquariato, rimediato alla N.A.A.F.I.15 C’era anche un vecchio pianoforte, una fila di luci colorate intorno alle bottiglie e un odore piacevole di alcool stantio. Qualcuno stava sbattendo delle bottiglie dietro il banco, ma tutto ciò che riuscivo a vedere era un piacevole fondoschiena in calzoni da donna sportivi. Suonai l’allarme.

“Attenzione a tutto l’equipaggio! Attenzione a tutto l’equipaggio! Adunata immediata”.

Allora Bobby Dogherty si voltò, si alzò e sorrise.

L’età non l’aveva per niente sciupata, ma aveva aumentato l’abbondanza delle sue curve. I capelli biondi sembravano più metallici di una volta e le linee intorno alla bocca e agli occhi quando rideva formavano ormai dei solchi permanenti. Aveva in bocca una sigaretta e la testa piegata per tenere il fumo lontano dagli occhi. Sembrava, come sempre, incontenibilmente allegra, come se la mezza età, al pari della guerra, fosse quasi uno scherzo con cui divertirsi.

“Rumpole! Vecchio diavolo!”

“Sei bellissima”, dissi, come avevo fatto spesso in passato e lo pensavo veramente.

“Bugiardo! Un goccio di rum?” Non vedevo nessun motivo per rifiutare e mi appollaiai su uno sgabello del banco mentre lei versava da bere. Ben presto Rumpole si sentì in vena di ricordi.

“Mi viene in mente il ballo della notte di San Silvestro del 1943 alla N.A.A.F.I. Sam era fuori per una missione di bombardamento e io ti avevo tutta per me - per un paio d’ore di Booms-a-Daisy... Per non parlare del Lambeth Walk”.16
Alzai il bicchiere e pronunciai il nostro vecchio saluto, “Al buon vecchio duca!”

“Al buon vecchio duca”. Bobby era al secondo gin and tonic, e disse ricordando: “non ne hai mai approfittato”.

Accesi un sigarillo. Mi prese un crampo alla gola. “Qualcosa che rimpiangerò fino al giorno in cui morirò a furia di tossire. Come sta il vecchio Sam? Come sta l’ex-ufficiale pilota Dogherty, detto ‘tre-dita’?”

“Quel maledetto dottore!” Per la prima volta, Bobby aveva un’espressione poco felice.

“Dottore?”

“Il dottor Mackay. È venuto qui con una faccia da impresario di pompe funebri”. Fece una discreta imitazione di un cupo medico scozzese.

“Signora Dogherty, suo marito deve smettere di bere alcolici o non gli do più di un anno di vita. Lo metta in un piccolo bungalow a bere bibite analcoliche”.

“Ti immagini Sam in un bungalow?”

“E a bere analcolici! Roba da non crederci!”

“Troverà che la limonata e l’acqua tonica vanno giù che è una meraviglia. È quello che mi ha detto il dottore”.

“Come mandar giù acqua di rubinetto, credo, proprio una meraviglia”.

“Gliel’ho detto al guaritore. Sam non ha paura. Sam usciva ogni notte e rischiava d’ammazzarsi. Gli manca terribilmente la guerra”.

“Lo credo bene”.

“Il sabato sera al Crooked Billet e una bella sbronza. È ciò che lo fa tornare più vicino ai bei tempi della R.A.F”.

“Stai bene attenta... che non si precipiti a bombardare Torquay”,17 l’ammonii, e mi fece piacere vederla ridere.

“Non scherzare! Il punto è... dovrei dirlo a Sam?”

“Non sarà il dottor Mackay a dirglielo?

“Lo sai com’è fatto Sam. Non vuole vedere neanche l’ombra di un dottore. Allora cosa si può fare?”

“Perché lo chiedi a me?” La guardai, non sapendo cosa dire.

“Sei tu il dannato avvocato, caro. Dovresti sapere tutto!”

In quel preciso istante mi accorsi che dietro di noi un uomo era entrato nel bar. Mi voltai e vidi che ci guardava male. Aveva indosso una giacca scura sportiva, una sciarpa della R.A.F. su una camicia sbottonata e scarpe scamosciate malandate. Vidi un volto attraente, capelli e baffi brizzolati, il tutto un po’ sciupato. Non era altri che l’ex-ufficiale pilota Sam Dogherty detto ‘tre-dita’.

“Non siamo ancora aperti!” Aveva l’aspetto di chi non si era ancora svegliato da una bella dormita pomeridiana, mentre veniva verso di noi, strizzando gli occhi alla luce delle lampade sul banco.

“Sam! Non vedi chi è?” disse Bobby, e suo marito, che aveva finalmente identificato l’invasore, ruggì, “mio Dio, è il vecchio Rumpole confinato a terra! Rumpole della sala operativa!”

Si spostò rapidamente dietro al banco e si versò un generoso bicchiere di whisky che buttò giù tutto d’un fiato. “Che diavolo ti porta in questo angolo sperduto del mondo?”

“Ci ha scritto una lettera”.

“Non leggo mai lettere. Alla salute del buon vecchio duca!” Era al suo secondo whisky, e appariva molto più rilassato.

“Che cosa mi porta? Una signora... si potrebbe dire, una fanciulla tremendamente in pericolo”.

“Non starai mica ancora correndo dietro a Bobby, vero?” disse Sam facendo finta di avere dei sospetti.

“Naturalmente. Fino alla morte. Ma tua moglie non è veramente in pericolo”.

“No?” Bobby guardò nel fondo del suo gin and tonic, e io li informai della natura della mia missione.

“La signora in questione è una certa signorina Kathy Trelawny. Fa parte dei lotofagi del 'Nirvana', al numero 34 di Balaclava Road. Acciuffata per possesso di una valigia di hashish”.

Avevo, come si diceva una volta, fatto una gaffe. Se avessi chiesto al reverendo Ian Paisley18
di pregare per il Papa, non avrei ricevuto un’occhiata di disapprovazione più glaciale di quella di Sam quando disse: “la stai difendendo?”

“Contro i tuoi astuti poliziotti. Frequenta questo posto, non è vero?”

“Manco per sogno! Quella gente di Balaclava Road non ne oltrepassa la soglia. E poi, loro non bevono”. Il bicchiere di whisky fu riempito di nuovo per allontanare l’immagine dei lotofagi che invadevano il “Crooked Billet”.

“Povero me, non avrà mai fine questa piaga? Ma tu conosci la mia cliente?”

“Neanche di vista, grazie a Dio! Deve avere il fascino di un letto disfatto”.

“Oh, sicuro”.

Malinconicamente pensai che doveva avere senz’altro ragione: un essere occhialuto, con una gran massa di capelli sporchi. Sam uscì da dietro il banco e cominciò a dare colpi dappertutto, raddrizzando sedie e tavoli, accendendo altre luci. “Come puoi difendere quell’essere?”

“Semplice! Mi alzo in piedi in tribunale e mi do da fare”.

“Ma, diavolo, sai bene che è colpevole!”

È questo il grande errore che tutti fanno riguardo all’illustre professione forense; credono che noi difendiamo le persone che hanno confessato di aver commesso il reato. Questa credenza non aumenta la stima che circonda gli avvocati, sospirai un po’ mentre frantumavo per l’ennesima volta quel mito.

“Ah, è qui che ti sbagli, Non lo so per niente”.

“Dalla a bere a qualcun altro!” Sam condivideva l’opinione diffusa dei falchi forensi.

“Non lo so. E se mai lo confessasse, dovrei dirle di arrendersi e dichiararsi colpevole”. Abbiamo qualche regola, vecchio mio. Non inganniamo la legge, non di proposito”.

“Vuoi dire che credi che sia innocente?” Sam mi fece capire chiaramente che nessuno che viveva in una comunità chiamata “Nirvana” poteva essere innocente.

“Te l’ha detto, Sam. Ha delle regole in proposito”. Bobby, pulendo gli occhiali, cercava di venire in aiuto a un vecchio amico.

“Al momento penso che sia vittima di una trappola della polizia. È quello che continuerò a credere a meno che lei non mi dica qualcosa di diverso”.

“È ridicolo! La polizia non tende trappole alla gente. Non in Inghilterra”. Sam era profondamente convinto che ci aveva salvato dalle orde naziste per delle sacrosante ragioni.

“Non ti è mai capitato uno sbirro in borghese che ti abbia ordinato un doppio Scotch dopo l’ora di chiusura?” gli chiesi.

“Quei bastardi! Ma è tutta un’altra cosa”.

“Sì, certo”.

“Comunque, chi ti paga per difendere la signorina ‘mucchio d’immondizie’? È quello che vorrei sapere”. Sam era trionfante. Mi dispiaceva veramente, ma dovevo dirglielo.

“Allaccia la cintura, vecchio mio. Sei tu che paghi! La signorina Kathy Trelawny beneficia della difesa d’ufficio. E io sono qui grazie ai cittadini di Coldsands che pagano le tasse”. Alzai il mio bicchiere di rum verso Sam. “Grazie ‘tre-dita’. Grazie per l’ospitalità”.

“Dannazione”. Sam sembrava più dispiaciuto che arrabbiato, e ciò gli dette un’occasione per versarsi ancora del whisky.

“Non ce la prendiamo, no?” Come sempre quella di Bobby era la voce della tolleranza. “Non ci dispiace pagare da bere a Horace di tanto in tanto?”

Più tardi, seduto nella sala di ritrovo dei residenti della locanda, una piccola stanza che dava sul bar, cercavo di non fare entrare il rumore piuttosto forte prodotto dai clienti abituali di Sam, per lo più uomini di mezza età, con indosso pantaloni spigati e giacche da lavoro. Stavo lavorando al caso e avevo in mente già un piano di battaglia. Quando l’agente investigativo andò a comprare l’hashish dalla signorina Trelawny era travestito da hippie e agiva, ero decisamente pronto a sostenere, come agent provocateur. Nel caso fossi riuscito a provare che la mia cliente non avrebbe mai commesso il reato se la polizia non l’avesse invitata a farlo, avrei potuto, se tirava aria buona e il giudice era abbastanza comprensivo, mettere fuori gioco tutte le prove della polizia, il che avrebbe fatto cadere l’accusa, sfociando in un servizio Zen di ringraziamento al “Nirvana” e nel trionfo di Rumpole. Avevo portato con me una serie di resoconti giudiziari riguardanti casi di agent provocateur e fu interessante scoprire che erano soprattutto i vecchi giudici, quelli che di solito mandavano alla forca, a guardare queste bestie in modo particolarmente sfavorevole; è strano che i nostri tempi più civili abbiano in qualche modo offuscato la passione per la libertà.

Avevo preparato una linea di difesa che poteva far presa su un giudice con ancora qualche barlume della vecchia scintilla, quando la porta del bar si aprì facendo entrare il signor Friendly e la cliente.

Ebbi la netta impressione di conoscere la signorina Kathy Trelawny già da molto tempo. L’avevo incontrata spesso dai tempi in cui avevo cominciato a leggere l’Oxford Book of English Verse, nelle sembianze della Giulia di Herrick, la Lucasta di Lovelace, o “La Belle Dame Sans Mercì”, o la “Lady of Shallot”. Quando sorrideva, mi ricordava moltissimo Rosalind nella foresta di Arden, o Viola che porta conforto al duca malato d’amore.19 Aveva un collo lungo, snello, una gran quantità di capelli color rame, dolci occhi azzurri ed era incredibilmente pulita. Appena la vidi decisi che la mia ambizione nella vita era quella di tenerla lontano dalla prigione di Halloway. Dovetti buttare giù un sorso dal bicchiere che avevo accanto prima di poter avere i nervi abbastanza saldi per leggere ad alta voce un passo delle deposizioni. La signorina Trelawny sedeva tranquilla e mi guardava come se fossi l’unico uomo al mondo che aveva sempre voluto incontrare, come se sperasse solo di concludere presto questo caso noioso in modo da poter parlare di qualcosa di più interessante, di più intimamente personale.

“Proprio un bel posto, amico””. Leggevo disgustato la deposizione dell’agente investigativo. “Se non si sgarra in questo buco di città. Gli sbirri non danno nessun fastidio”. Anche dal modo in cui parlava, non si capiva che era un agente della squadra antidroga locale?”

La signorina Trelawny non mostrò nessuna reazione particolare, e Friendly ruppe subito il silenzio. “La mia cliente non ha mai avuto a che fare con la polizia prima d’ora”.

“Ci sarà da divertirsi con questo caso”, dissi loro.

“In che modo divertirsi?” Friendly sembrava incerto, era chiaro che non vedeva il processo come il ballo annuale del Rotary club di Coldsands.

“Preliminarmente, quando la giuria sarà assente chiederemo al giudice di considerare inammissibili le prove dell’agente investigativo Jack Smedley, alias, Jack l’hippie, per la semplice ragione che...”

“Per quale ragione?”

“Che sono state ottenute in modo illegittimo, in quanto si è trattato di una trappola. E sosterremmo che la sua è la testimonianza di un agent provocateur”.

“Non se ne incontrano molti in casi di trasferimenti di proprietà”. Friendly sembrava chiaramente fuori dal suo campo.

“Una brutta espressione straniera per una brutta cosa straniera. Spie e infiltrati! Poliziotti travestiti che si infiltrano come vermi in casa di un cittadino inglese e lo intrappolano spingendolo al reato”.

“Perché dovrebbero farlo, signor Rumpole?” Mi alzai e risposi direttamente alla mia cliente. Il sorriso caldo e coinvolgente e l’assoluto silenzio cominciavano a snervarmi. “Così possono sbattere i cittadini innocenti in galera e segnare un altro arresto sulle bretelle della divisa! Maledettamente antibritannico – come i bidè e mangiare il dolce dopo il formaggio! Ora, voglio dire il vostro giudice di turno... i giudici in trasferta20... come li chiamiamo al Bailey”.

Friendly consultò un appunto. “Domani è il signor giudice James Crispin-Rice”.

Eravamo fortunati. Conoscevo bene il vecchio Rice Crispies21 in tribunale. Era nel complesso un tipo a posto, che una volta si era candidato nel partito liberale. Era il prodotto della marina militare e di una scuola privata di second’ordine. Non c’erano dubbi che nella quarta classe gli avevano ben inculcato il motto – mai fidarsi di una spia.

Avevano lasciato la porta leggermente aperta e sentivo il vecchio suono familiare di Bobby che strimpellava il pianoforte.

“Pensa che potrebbe far dichiarare nulle le prove?”

Mi alzai e chiusi la porta, facendo tacere quell’interpretazione stonata delle canzoni d’oro degli anni ’50 che avevano preso l’avvio a côté dechez Dogherty.

“Sì, se riusciamo a inculcare nel vecchio una forte antipatia per l’agente Smedley”, dissi loro. “Comportamento disgustoso, signor giudice. La polizia esiste per scoprire i reati, non per creali. Dove andrà a finire l’Inghilterra di questo passo? Poliziotti agghindati con perline che cantano al suono di una chitarruzza, che inducono con l’inganno una ragazza innocente a raccogliere enormi quantità di hashish da spacciatori persiani che ha incontrato all’Università di Bristol. Non l’avrebbe mai fatto se il poliziotto non gliel’avesse chiesto!”

“Vero, signorina Trelawny?” disse Friendly dandole lo spunto per parlare. Lei lo ignorò e così io proseguii mostrandole quello che sapevo fare.

“Dichiari nulle le deposizioni nell’atto d’accusa, signor giudice! Questo modo di procedere non è inglese, non è deontologicamente corretto e mostra chiaramente che il reato è stato deliberatamente provocato dalla polizia. Tutta questa storia rappresenta un vile oltraggio alle nostre vecchie libertà”. Wordsworth cominciò a ronzarmi per la testa e non lo cacciai via. “Non è pensiero che l’onda della libertà Britannica, che nel mare aperto della lode del mondo...”22 Feci una pausa, incerto sulle parole successive e fu allora che la signorina Kathy Trelawny, per la prima volta, parlò, con voce calma, con le parole suggerite dal vecchio orso del Lake District.

…è sgorgata, “con immensità di acque incontenibili”,… debba perire”.

Mi guardò, e io continuai.

Dobbiamo essere liberi o perire, noi che parliamo la stessa lingua che parlava Shakespeare...”23 Decisi che ne avevo avuto abbastanza di Wordsworth, e le chiesi, sorpreso, “conosce questa poesia?”

“Wordsworth? Abbastanza”.

“Pensavo che nessuno lo conoscesse oggigiorno. Tutte le volte che salto fuori con i suoi versi alla mensa del tribunale tutti sembrano stupiti. Strano che un cliente conosca Wordsworth”.

“Insegno inglese ai bambini”.

“Oh sì. Naturalmente”. Avevo appreso dal fascicolo che tutti gli abitanti del “Nirvana” lavoravano.

“C’è una cosa che volevo chiederle”. Ora che aveva rotto il ghiaccio, sembrava che niente la trattenesse, ma Friendly si alzò, impaziente di portare l’incontro a termine.

“Beh, non vogliamo trattenere oltre il signor Rumpole”.

“Voleva chiedermi qualcosa, signorina Trelawny?”

“Si”. Il suo sorriso non faceva una piega. “Che cosa vuole che io dica esattamente?”

“Dire? Niente! Guardi... conti su di me, con un piccolo aiuto di Wordsworth. E tenga la bocca ben chiusa”.

Aprii la porta. Dal bar ci investì una raffica di voci che cantavano. La voce di Bobby le guidava, “Ci rincontreremo non so dove non so quando, ma ci rincontreremo. In un giorno di sole”.24

Mi venne in mente quanto ero stato vile quando non mi ero fatto avanti con Bobby al ballo della N.A.A.F.I. e chiesi alla signorina Trelawny di unirsi a me per un drink. Per fortuna, Friendly si ricordò che sua moglie lo stava aspettando e così condussi la cliente nel bar da solo.

Mentre sedevamo al banco, Sam venne da noi dondolando leggermente, come un capitano sul ponte dell’adorata nave. Guardò Kathy Trelawny con stupita ammirazione.

“Dove hai trovato questa bambolina, Rumpole?” Si sporse sul banco per scambiare due parole in intimità con la mia cliente. “Non dovrebbe stare con il personale di terra, mia cara. Lei è sicuramente materiale per ufficiali. Cosa prende?”

“Prendo una coca. Non bevo di solito”. Gli sorrideva, con quel sorriso pensai, sentendomi a disagio, che esprime amore universale per tutti, indipendentemente dal sesso o dall’età.

“Oh, davvero? Non beve!” Sam si sentì offeso.

“C’è qualcos’altro che non fa?”

“Un bel po’ di cose”. Sam non fece caso alla risposta e si mise a ricordare i bei tempi andati mentre mi passava un bicchiere di rum.

“Ricordi, Rumpole? Dividevamo le bamboline della W.A.A.F. in birra e gin”. Strizzò l’occhio a Kathy Trelawny. “Secondo me lei è un bel bicchierone di gin rosa”.

“Te l’ha detto, Sam. Lei non beve”, feci notare a Sam. Lui cominciava a perdere la pazienza.

“Hai rimediato questo bel pezzo di figliola in una dannata chiesa battista?” Versò una coca cola alla signorina Trelawny.

“Non badi a lui, cara. Può essere astemia con Rumpole. Ma festeggiamo la nostra amicizia in un mare di champagne spumeggiante!”

“Probabilmente farei naufragio”, gli rispose Kathy sorridendo.

“Non insieme con me. Permetta che mi presenti. Ufficiale pilota Dogherty detto ‘tre-dita’. ‘tre-dita’ si riferisce alla misura del mio whisky. Le mie mani sono a posto”. Per provarlo mise una mano sopra la sua attraverso il banco.

“Non ho incontrato molti ufficiali piloti”.

Kathy, penso di conoscerla abbastanza bene per chiamarla Kathy per il resto di questo racconto, ritirò la mano. Sorrideva ancora.

“Beh, ha incontrato me, mia cara!” Sam continuò a buttarsi senza perdersi di coraggio.

“Uno degli irresistibili. Uno degli imbrillantinati. Uno dei pochi, dei veramente pochi”. Si versò un altro whisky. “E se avessi a disposizione una carretta volante, giuro che la porterei in cielo a fare un paio di eroiche giravolte. Lo vede... Lo vede “Rumpole del personale di terra”? Beh, lo lasceremmo molto al di sotto di noi! Piazzato a terra”.

“Non penso che sarebbe una buona idea”, ribatté Kathy. L’unico momento in cui smise di ridere fu quando Sam fece questa battuta.

“Perché mai?” ribatté Sam accigliato

“Penso che avrò bisogno di lui”. A sentirglielo dire mi sentii onorato oltre misura.

“Rumpole? Perché mai dovrebbe aver bisogno di Rumpole? Come ha detto che si chiama?”

“Non l’ho detto”.

Era arrivato il mio momento. Per me fu un vero piacere mettere in scena le presentazioni.

“Questa è la signorina Kathy Trelawny. Del 'Nirvana', in Balaclava Road numero 34”. E aggiunsi, sottovoce per Sam, “il famoso letto disfatto”.

Sam sembrava uno che abbia appena sollevato un bicchiere che credeva pieno di champagne d’epoca e scopra che contiene solo Seven Up. Guardò Kathy con profondo disgusto e disse: “Non mi sorprende per niente che non beva”.

“Semplicemente è una cosa che non mi piace fare”. Gli rispose sorridendo.

“Naturalmente. Naturalmente non vuole certo prendere un gin rosa come una ragazza normale. Mi perdoni”. Si allontanò da noi, gridando: “Finite di bere, per favore, non è ora di tornare a casa?”

Il pianoforte smise di suonare, la gente cominciò a uscire nel buio della notte. “Era uno scherzo... quella storia dell’ufficiale pilota?” Mi chiese Kathy.

“Assolutamente no. Sam era un grande tra i bombardieri. Era capace di colpire qualsiasi obbiettivo nel buio pesto, con tre dita di whisky... Era bravo, Sam. Veramente in gamba”.

“Vuol dire bravo ad ammazzare la gente?” Quando lei la mise così, supposi che era proprio quello che volevo dire. Kathy si voltò a guardare Bobby, che era seduta sullo sgabello del pianoforte, e stava accendendo una sigaretta. Mi chiese chi fosse e le dissi che era la moglie di Sam e che una volta la consideravo affascinante.

“Affascinante per il tempo di guerra, comunque. Le cose venivano valutate secondo l’utilità allora”.

“E ora?”

La guardai. “I bambini sembrano crescere più belli. Dev’essere il succo d’arancia”.

“O piuttosto la pace?”

Sam ci dette una versione in crescendo dell’annuncio “si chiude” e io accompagnai la mia cliente alla fermata dell’autobus. Era una sera di settembre abbastanza calma e tiepida. Si sentiva il mormorio ininterrotto del mare, la luce della luna illuminava il promontorio e imbiancava la striscia di spiaggia. C’erano ben poche parole adatte a descrivere la scena, le recitai a Kathy mentre ci allontanavamo dalle macchine che cominciavano a muoversi dal Crooked Billet.

È una splendida sera, calma e libera, l’ora sacra è quieta come una suora, senza respiro per l’adorazione”.25

“Leggiamo poesie. Al 'Nirvana', mi disse Kathy. “È un bel modo per finire la giornata. Uno di noi legge una poesia. Una qualsiasi”. E poi tremò in quella notte calda e disse, “non mi metteranno dentro, vero?”

“Gliel’ho detto. Demoliremo tutte le prove! Abbia fiducia in Rumpole!” Cercai di apparire il più allegro possibile, ma lei stava in piedi immobile, un po’ tremante, con la mano sul mio braccio.

“Mio fratello Peter è in prigione in Turchia... dodici anni. È sempre stato un ragazzo pauroso. Non riusciva a dormire con la porta chiusa. Nessuno di noi ci riusciva”.

“Che diavolo ha combinato suo fratello in Turchia?”

“Droga”, disse, e io mi domandai che razza di idiota dovesse essere suo fratello. Poi mi chiese: “finirà presto?”

“Finirà”.

C’erano delle luci che risalivano la collina, che l’avrebbero allontanata da me.

“È il mio autobus... perché non viene a trovarmi al “Nirvana”?”

Poi accadde la cosa più strana, si sporse in avanti e mi baciò, con una certa prudenza, sulla guancia. Poi se n’andò, e io dicevo a me stesso: “Nirvana”? E perché no?” Ritornai a piedi al Crooked Billet in uno stato di ridicola contentezza. Quell’anno il potere dei fiori era estremamente forte.

Mi alzai presto il mattino seguente, buttando giù un uovo sodo nella sala degli ospiti mentre il sole brillava sul mare e Bobby girava indaffarata intorno a me, versando il tè. Sam dormiva ancora, Dio era in paradiso e con il vecchio Rice Crispies come giudice non riuscivo a trovare niente di particolarmente storto al mondo. Dopo colazione misi un goccio di acqua di colonia sul fazzoletto, passai il pettine nei capelli che ancora mi rimanevano e mi diressi alla volta del tribunale di Coldsands.

Quando giunsi al municipio della contea ed entrai in parrucca e toga, vidi per la prima volta gli abitanti del 'Nirvana', i lotofagi di Balaclava Road numero 34. Erano schierati in jeans puliti, scialli tipo messicano, il bambino in braccio come da statuto. Un ragazzo alto di colore, che, come seppi in seguito, si chiamava “Oswald”, aveva un piccolo flauto. Speravo soltanto che non prendessero il processo come occasione per dar spettacolo, come fanno davanti all’ambasciata sudafricana.

“Giorno. Lei dev’essere Rumpole. Benvenuto nel distretto giudiziario occidentale”. Si rivolse a me un tizio alto con un’abbronzatura rustica sotto la parrucca, un coltivatore e un avvocato gentiluomo. Guardai in basso per vedere se portava stivali da cavallerizzo sotto il vestito gessato.

“Mi chiamo Tooke, Vernon Tooke. Sarò il suo avversario”.

“Molto carino”. Gli sorrisi.

Tooke lanciò uno sguardo di disapprovazione al club dei miei sostenitori.

“Dica, Rumpole. Dove ha trovato quella collezione? Da 'si noleggiano hippie'. Che vita, eh... gruppi che vivono sul sussidio di disoccupazione?”

Notai qualcosa di strano nella voce del signorotto di campagna Tooke – era forse una punta d’invidia?

“Una volta era una zona rispettabile”, continuò, “Balaclava Road. Finché non è arrivata quella banda. Sono abusivi, vero?”

“Hanno un permesso di nove anni. E hanno tutti un lavoro. Gli unici che vivono alle spalle dello stato, Tooke, siamo io e lei!”

“Davvero Rumpole?” Tooke sembrò afflitto.

“Beh, siamo pagati dai contribuenti, no?”

“Davvero divertente!” Fece una smorfia come se gli avessi fatto notare un caso di afta nella mandria, ma mi offrì una sigaretta da una tabacchiera d’oro. Rifiutai e tirai fuori i resti di un piccolo sigaro dalla tasca del panciotto. Tooke lo accese con un accendino d’oro.

“Ci vorrà molto?” chiese con apprensione. “La gincana di Coldsands ha luogo domani. Di solito preferiamo non lavorare in quel giorno”.

“Se ci vorrà molto? Penso di no. È una questione legale abbastanza semplice”.

“Legale, Rumpole... Ha detto legale?” La parola detta per caso sembrò riempire Tooke di un certo orrore…

“Sì, legale. Suppongo che conosciate la legge qui al distretto giudiziario occidentale, no?”

Lasciai Tooke e mi diressi verso la comunità. Un giovane con capelli scuri e con un’espressione sempre accigliata che sembrava il loro capo mi salutò in modo che mi parve poco amichevole.

“Il suo avvocato?”

Annuii. Kathy, sorridente come sempre, me lo presentò come un suo amico, di nome Dave Hawkins. Pensai, con una ridicola fitta di dispiacere, che l’amicizia fosse molto intima.

“Questo è Dave”.

“Ah sì?”

“Verrà chiamata oggi?” chiese Dave, volendo essere informato nei minimi dettagli.

“Chiamata dove?”

“Sul banco dei testimoni. Perché c’è una cosa che vorrei che lei dicesse. È abbastanza importante”.

Ero abituato a essere la sola persona responsabile dei miei casi. Cercai di far capire a Dave la ragione con pazienza. “Dave. Posso chiamarla signor Hawkins? Se fossi un dottore che dovesse toglierle l’appendicite, mio caro, non vorrebbe certamente che Kathy mi dicesse dove mettere il coltello?” A questo punto l’usciere si affacciò alla porta del tribunale e chiamò:

“Katherine Trelawny”.

“Le conviene rispondere all’appello”. Quando dissi queste parole Kathy ebbe un piccolo tremore e mi chiese. “Mi metteranno dentro ora?”

“Naturalmente no. Abbia fiducia in me”.

L’usciere la chiamò di nuovo. Lasciai cadere i resti del piccolo sigaro sul pavimento di marmo del municipio della contea e lo spensi schiacciandolo con la scarpa. La lancia era pronta, il signor Galahad26 Rumpole stava per affrontare la battaglia per salvare la fanciulla in pericolo, o qualcosa di simile.

Verso la metà del pomeriggio le cose stavano andando abbastanza bene. Rice Crispies, che faceva il suo lavoro in modo decoroso, era decisamente interessato al punto dell’agent provocateur. Kathy sorrideva sul banco degli imputati, la comunità era avvinta dallo spettacolo e fuori dalla stanza del tribunale il bambino, inconsapevole della solennità dell’occasione, strillava forte. Sul banco dei testimoni, l’agente investigativo Jack Smedley aveva un aspetto estremamente quadrato, ben rasato e con la divisa da sbirro in perfetto ordine.

“Vedo, agente investigativo”, ebbi il piacere di dirgli, “che non porta più la collana di perline”.

“Perline? Di quali perline si tratta?” Il giudice era confuso.

“Portavo perline, signor giudice – in occasione delle visite a Balaclava Road n. 34”.

“Perline! Con l’uniforme?” Il signor giudice non riusciva a credere alle sue orecchie. Nessuno aveva sfoggiato perline nella marina militare.

“Non con l’uniforme! Le portava con i jeans ricamati, il panciotto afgano e stoffe di seta color porpora legate attorno al collo”. Continuavo ad accumulare punti a mio vantaggio.

“Ero in borghese, signor giudice”.

“In borghese, agente? Lei era mascherato!” Sentii un tintinnio di risate dal lato della comunità. “Ora forse lo dirà alla corte. Che cosa è successo ai suoi baffi da gaucho?”

“Li ho... li ho tagliati”.

“Perché?”

“A causa di certi commenti, signor giudice, alla stazione di polizia. Non erano stile gaucho. Più un Viva Zapata in verità”.27

“Un viva, che cosa, signor Rumpole?” Sembrava che il giudice vedesse il mondo cadergli addosso.

“L’agente, signor giudice, ostentava i baffi di un famoso rivoluzionario sudamericano”. Questa notizia preoccupò profondamente il buon vecchio giudice.

“Un sudamericano! Mi può dire, agente, quale era lo scopo di questo elaborato travestimento?” Il testimone fece una pausa. Riempii il silenzio con la mia umile sottomissione.

“Posso suggerire una risposta, agente? Lei si è messo in testa di fingersi uno spacciatore di droga allo scopo di intrappolare questa innocentissima ragazza...” – ed ebbi il piacere di indicare Kathy sul banco degli imputati – “trascinandola in un traffico sporco a cui altrimenti non avrebbe mai pensato di partecipare”.

“Beh, sì, ma...”

“Che cosa ha detto?” Rice Crispies si avventò su questa riluttante ammissione.

“Signor giudice”. Il testimone cercò di ricominciare.

“Stenografa, mi rilegga quella risposta”.

Ci fu una lunga pausa, mentre l’anziana signora cercava di recuperare i suoi appunti ma alla fine il passo fu messo agli atti.

“...Allo scopo di intrappolare questa innocentissima ragazza trascinandola in un traffico sporco”. “Beh sì, ma...”

Il giudice prese nota. Avrei potuto baciare il buon vecchio. Tuttavia, continuai a incalzare.

“Ma che cosa, agente?”

“Non era così innocente”.

“Quale motivo aveva per supporlo?”

“Il suo stile di vita, signor giudice”.

“Ciò che voglio dirle, agente è questo” – il giudice si stava spostando dalla parte di Rumpole – “aveva motivo di credere che questa ragazza trafficava in droga prima che lei andasse là con i suoi Viva... Che cosa?”

“Zapata, signor giudice”, gli venni in aiuto.

“Grazie, signor Rumpole, molto obbligato”.

“Avevamo avuto certe informazioni”. L’agente fece del suo meglio per apparire sinistro.

“E vuole rivelarci il segreto, agente. Di che tipo di informazioni si trattava?”

“Che la signorina Trelawny era il tipo da farsi coinvolgere”.

“Coinvolta da lei?”

“Già coinvolta”.

Tooke, che dava l’impressione che il caso gli stesse sfuggendo dalle mani, si alzò in piedi. “Vorrei chiamare a testimoniare, signor giudice, la signorina Tigwell, vicina di casa dell’imputata”.

“Bene, signor Tooke”.

“Ma se gli indizi non provano nessun precedente tentativo di traffico di droga, sarà d’accordo che il reato è frutto della sua fertile immaginazione”. Lanciai un’ultima scappatoia alla testimone, ma il giudice mi interruppe, in modo del tutto leale.

“Questo non dipende forse, signor Rumpole, dalla testimonianza della signorina Tigwell? Sentiamola”.

“Se lo ritiene opportuno, signor giudice. Naturalmente, come sempre, il signor giudice ha perfettamente ragione!”

Ricompensai l’impettito Rice Crispies con un profondo inchino e mi sedetti in uno stato d’animo perfettamente compiaciuto. Non sedevo da molto, quando quel tipo, Dave, mi sussurrò furiosamente: “È tutto ciò che ha intenzione di dire?”

“Vuol provarci lei?” gli risposi con un sussurro. “Eccole la parrucca, mio caro”.

Gli indizi contro i precedenti misfatti di Kathy erano presentati dalla signorina Tigwell che viveva di fronte al 'Nirvana', al n. 35 di Balaclava Road e la cui fonte di divertimento sembrava essere quella di sbirciare nelle finestre del “Nirvana” nella speranza quotidiana di scandalizzarsi.

“Posso dire esattamente com’erano”.

“Com’erano, signorina Tigwell?”

“Perversi. Tutti ammucchiati. Donne e uomini, bianchi e neri”.

“La sua sorveglianza include le camere da letto?”

“Beh... No. Ma sedevano tutti insieme nella stanza di fronte”.

“Sedevano insieme? Di che parlavano?”

“Non potevo sentirlo”.

“Erano una comunità, questo è tutto. Potevano benissimo essere monaci trappisti, per ciò che ne sa”.

“Non so se il signor Rumpole intende dire che la sua cliente è una monaca trappista”. Tooke fece un errore, avrebbe dovuto lasciare a me la battuta. Rice Crispies non sorrise.

“Ora, signorina Tigwell, a parte il fatto che persone di sesso diverso, sedevano insieme... Ha mai osservato niente di sospetto dal posto di guardia in cima alla gabbia del veliero?”

“Ho visto un uomo che dava del denaro”. La signorina Tigwell giocava il suo re. “Molti soldi. Erano banconote da dieci sterline”.

“Era la prima volta che vedeva del passaggio di denaro o affari del genere al “Nirvana”?”

“Sì, la prima volta”.

Il giudice prese un appunto. Decisi di giocare il mio asso e pregai che non venisse calpestato da una briscola della pubblica accusa.

“Può descrivere al signor giudice l’uomo che dette del denaro?”

“Un tipo dall’aspetto orribile. Era davvero un criminale. Sembrava che avesse messo le dita nella presa della corrente”.

“Capelli lunghi?”

“E quegli orribili baffi”.

“Perline? Jeans ricamati? Panciotto afgano e un fazzoletto di seta color porpora intorno al collo?” Vidi l’agente investigativo, l’ex-hippie Smedley abbassare la testa pieno di vergogna e io sapevo di avere la vittoria in pugno.

“Disgustoso! Lo vidi proprio chiaramente!” La signorina Tigwell terminò trionfante.

“Congratulazioni, signora. Ci ha dato una descrizione perfetta e precisa dell’agente investigativo Smedley della forza locale”.

Quando mi tolsi la parrucca nella sala delle toghe, l’agricoltore Tooke, sembrava chiaramente preoccupato. Feci del mio meglio per cercare di tirarlo su. “Ah, Tooke, ho delle buone notizie. Spero che finiremo in tempo per la gincana di domani. Ha una figlia, non è vero, che partecipa alla corsa nei sacchi?”

“Crede che il giudice sia contro di me?” Tooke aveva l’impressione che qualcosa non funzionasse nell’accusa.

“Non con lei, non personalmente. Ma so cosa pensa”.

“Davvero?”

“Incoraggi quel genere di poliziotto e vedrà che domani se ne starà in abiti femminili in agguato sulla passeggiata – a corrompere il presidente della giuria”.

Tooke afferrò il punto. “Credo che questo tipo di cosa sia preoccupante”.

“Non è inglese, se posso dire la mia”.

Al che Tooke, infilandosi il suo Burberry, mise da parte la legge e mi fece un invito.

“Che cosa fa stasera, Rumpole? Volevo dire che alcuni di noi vanno a cena all’hotel del tribunale. Con il presidente del circuito giudiziario”.

“Arrosto d’agnello, canti di mare e vecchie battute dalle udienze del distretto? No, non stasera, Tooke”.

“Oh, bene, me ne rammarico. È nostra piacevole abitudine offrire ai nostri ospiti un po’ di ospitalità”.

“Stasera, ho intenzione di passare la mano”.

La cena al “Nirvana” fu una sorpresa particolare. Mi sarei aspettato solo cotolette e succo di carota. Ebbi invece un’ottima bistecca, pasticcio di rognone e un chiaretto veramente squisito. Oswald mi aveva detto che era un “mago del vino”. La casa era pulita e i grandi cuscini e il vecchio divano estremamente comodi. I bambini erano abbastanza educati da separarsi dalla compagnia degli adulti, il giradischi mandava una piacevole musica di flauto delle Ande e Kathy era piena di attenzioni, mi riempiva il bicchiere e mi accendeva il sigaro ed era un piacere guardarla. Cominciai a pensare che era meglio vivere al n. 34 di Balaclava Road che nell’appartamento signorile di Gloucester Road con Colei che Deve Essere Obbedita. Sarebbe stato assai meglio star lì sui comodi cuscini al 'Nirvana', a liberarmi completamente la mente che trascinarmi giù al Bailey in un’umida mattina di lunedì per difendere qualche pakistano ipereccitato accusato di aver violentato l’assistente sociale. A dire il vero pensavo che per due soldi, un pacchetto di sigarilli, avrei lasciato la professione e trascorso il resto della mia vita con ai piedi vecchie scarpe da tennis e indosso pantaloni di flanella grigi, ad acchiappare gamberi sulla spiaggia di Coldsands.

L’unico neo in quell’esperienza balsamica era il compagno Dave. Quando dissi a Kathy che non sarebbe neppure dovuta salire sul banco dei testimoni se avessimo vinto con la linea dell’agent provocateur, Dave disse: “non credo d’essere d’accordo”. Gli dissi con fermezza che non c’era bisogno che lo fosse.

“L’abbiamo portata qui pensando che lei capisse... Questo non è un caso qualsiasi,” sostenne Dave. Protestare sembrava la sua occupazione preferita.

“Ogni caso è un caso qualsiasi”, gli dissi.

“Per lei, va bene! Per noi è l’opportunità di dire quello che pensiamo. Non possiamo cercare di migliorare la legge – in fatto di droga?”

“Voglio dire che questo non è un covo di ladri, non è vero? Ha visto il “Nirvana”!” Oswald pose la questione in modo più gentile. Lui aveva ragione, naturalmente, io avevo visto il “Nirvana”.

“Questa è l’unica possibilità che abbiamo di portare la questione di fronte alla legge”, mi disse Dave. Decisi di dargli una lezione sui fatti della vita.

“La legge? Sapete dove è la legge ora? Giù all’hotel George a bere il vino del distretto giudiziario e a cantare “What Shall We Do with the Drunken Sailor?”28 La legge sta parlando del modo comico in cui il giudice della corte suprema pronunciò una sentenza di morte. La legge è in un altro mondo, ma pensa di essere il mondo intero. Proprio come voi pensate che il mondo sia solo poesia, e forse, qualche tiro occasionale da una sigaretta pericolosa”.

“Questo è il motivo per cui lei è qui. Per portare avanti il nostro punto di vista”. Dave aveva completamente frainteso il mio compito.

“Sono qui per tirarvi fuori dai guai. Sono qui per questo. Non ho intenzione di alzarmi domattina e insegnare al vecchio Rice Crispies a cantare canzoni di protesta... al suono di una chitarruzza”.

“Lei non prende seriamente questo caso!” Dave aveva torto marcio e glielo dissi.

“Oh certo che lo prendo sul serio. Sono perfettamente convinto che devo tenere Kathy lontano dalla prigione”.

Al che la signorina Trelawny disse che era giunto il momento della poesia notturna. Trovò un libro e me lo porse, aperto.

“A me?”

“Le piacerà, ce la legga”.

Così lessi ai lotofagi, prima con calma e poi con più enfasi, godendo a sentire il suono della mia voce. “È una splendida sera, calma e libera, l’ora sacra è quieta come una suora, senza respiro per l’adorazione; l'immenso sole tramonta nella sua tranquillità”.

Tutti erano attenti come se provassero piacere alla lettura, eccetto Dave che stava bisbigliando a Kathy.

Caro bambino! Cara fanciulla! che cammini al mio fianco. Se non appari sfiorata dal pensiero solenne…

Kathy stava zittendo Dave, cercando di fargli ascoltare il vecchio orso. La guardai quando lessi gli ultimi versi.

La tua natura non è per questo meno divina. Tu riposi nel grembo di Abramo per tutto l’anno; e adori del Tempio la segreta reliquia, Dio è con te quando noi non lo sappiamo”.29

Chiusi il libro in un colpo. Avevo bisogno di dormire prima di apparire in tribunale la mattina seguente.

“L’agente faceva semplicemente il suo dovere, lottando per reprimere la criminalità, signor giudice!” Tooke pronunciò l’arringa finale dell’accusa, di fronte a un pubblico per niente entusiasta.

“O nella creazione del reato? Questo è ciò che mi preoccupa”. Il giudice era veramente preoccupato, Dio lo benedica. Continuò. “Se pensassi che questa ragazza si è procurata la droga… è entrata in contatto con degli spacciatori solo in seguito alla trappola preparata per lei, vorrà riconoscere, signor Tooke, che dovrei invalidare le prove?”

“Penso di sì, signor giudice”.

Tooke era adorabile come pubblico ministero. Tutto stava andando alla perfezione quando Rice Crispies aggiornò la seduta per il pranzo. Così ero in vena di festeggiamenti quando andai all’attacco di un sandwich con gamberi e una ricca birra scura nel pub di fronte al municipio della contea, non vedendo l’ora di bagnarmi l’ugola e di dare il tocco finale all’arringa di chiusura. Ma fui interrotto da Friendly che mi disse che la cliente voleva vedermi con una certa urgenza. Mi diressi nella piccola stanza decorata con vecchi contratti e con cartine di Coldsands del 1700, e là, impazienti di darmi delle notizie, trovai la signorina Kathy Trelawny e il suo amico Dave.

“Vogliamo dire la verità”. Chiusi la porta attentamente e guardai Dave senza incoraggiarlo.

“Quale verità?”

“È l’unico modo di portare avanti il caso di Peter”, disse Kathy. Ora non sorrideva più.

“Peter?”

“Mio fratello, come le ho detto, è stato imprigionato per droga”.

“In Turchia. Ricordo. Beh qui non siamo in Turchia, non è il caso di Peter o di nessun altro”. Guardai Kathy. “È il suo”.

“Kathy vuole che sappia perché l’ha fatto”.

Stava per cominciare a parlare e io stavo quasi per gridarle di non farlo, sperando che non fosse troppo tardi.

“Stia zitta”.

“Vede, io avevo...”

“Il colloquio è finito! Devo mangiare qualcosa. Su, venga, Friendly”. Mi diressi verso la porta.

“Sembra che abbiamo nuove istruzioni, signor Rumpole”. Friendly sembrava preoccupato, neppure la metà però di quanto lo ero io.

“Le vecchie istruzioni vanno benissimo, grazie. Non proferisca parola fino a questa sera. Quando sarà tutto finito, mi dica pure tutto ciò che vuole”.

“Vuole che tutti lo sappiano. Altrimenti non c’è altro modo di portare il caso di Peter sui giornali”.

Dave, come un idiota, si era messo tra me e la porta. Non ebbi modo di sfuggire alla fucilata di verità che Kathy scaricò.

“Ebbi la roba l’anno scorso, dopo che Peter venne preso a Instanbul. Dovevo venderla in ogni modo. Ci volevano diecimila sterline per pagare gli avvocati per farlo uscire e...” mi guardò quasi in modo accusatorio, “bustarelle, suppongo... Gli furono dati dodici anni. Abbiamo dovuto cercare gente che si prendesse cura di lui”.

Così era abbastanza chiaro che stava dicendo che lei non aveva commesso il reato a seguito di una provocazione da parte di un agent provocateur. Aveva la roba prima che l’agente investigativo Smedley della squadra antidroga della zona sud-ovest dell’Inghilterra mettesse piede al “Nirvana”. Questa era la verità e l’ultima cosa al mondo che volevo sentire. Guardai l’orologio e mi rivolsi a Friendly.

“Qual’è il prossimo treno per Londra, quello delle 14.25, vero? Friendly, per l’amor di Dio, corra fuori e veda di procurarmi un taxi. Mi ritiro da questo caso”.

Friendly ci lasciò, completamente confuso dalla piega che avevano preso gli eventi.

“Se ne sta fuggendo da noi?” Dave non faceva mai un’osservazione che non fosse scontata.

“Perchè, per l’amor di Dio?” mi chiese Kathy e dovetti dirle, “mi lasci spiegare. La mia esistenza è legata a un piccolo libro blu consegnatomi dal presidente della mia Inn of Court il giorno dell’abilitazione alla professione, tra i fumi del porto e l’eccitazione generale”.

“Di che diavolo sta parlando?” Dave non poteva stare senza interrompere, ma Kathy lo invitò ad ascoltarmi. Continuai con tutta la calma di cui ero capace.

“Nel corso degli anni gli avvocati hanno ucciso. Hanno certamente commesso adulterio. Sebbene questo tipo di cosa non mi attragga, alcuni possono avere desiderato cammelli altrui e adorato idoli scolpiti. Ma non credo che ci sia un solo avvocato al mondo che abbia continuato a lottare per una causa dopo che il cliente gli ha detto, in modo chiaro e limpido, di aver effettivamente commesso il reato”.

“Intende dire – che non ha intenzione di aiutarmi?” Kathy mi guardò come se stesse cadendo dalle nuvole.

“Ora non posso più”.

“Ma Kathy vuole dire al giudice che la legge sulla droga è ridicola. E fare presente il caso di Peter”.

“È mio dovere presiedere alla sua assoluzione, non al suo martirio sull’incerta causa dell’uso di stupefacenti, le dissi. Vedrò il giudice e gli dirò che non posso più difenderla... per motivi personali”.

“Quel vecchio sciocco penserà che le sta facendo la corte”. Non potevo immaginare dove Dave fosse andato a pescare quell’idea e continuai a ignorarlo.

“Avrà un altro avvocato. Quello che dirà a lui non mi riguarda. Chiederò al giudice di aggiornare il processo tra una o due settimane. Sarà ancora libera su cauzione”.

“Qual’è il problema? Ha paura di esporsi? O piuttosto creperebbe se legalizzassero l’erba?” Dave stava per cominciare un altro dei suoi discorsi politici, ma Kathy lo zittì. Gli disse di lasciarci soli e io gli dissi di andare a cercare Friendly e il mio taxi. Se ne andò. Aveva ridotto in frantumi la mia difesa e io ero rimasto solo con Kathy a guardare i pezzi.

“Pensavo... che ci capissimo”. Kathy sorrideva ancora. Non potevo fare a meno di ammirare il suo coraggio. “Voglio dire, lei continua a parlare dei suoi clienti. Io non pensavo di essere una cliente. A dire il vero pensavo di essere più un’amica”.

“Mai avere amici per clienti. Questo veramente avrebbe dovuto essere uno dei Dieci Comandamenti”.

“Non credo che potrà dimenticare quello che le ho detto”.

“Sì che posso. Non desidero nient’altro che dimenticarlo. Lo dimenticherei subito se non fossi un maledetto avvocato!”

“E non c’è niente di più importante per lei nella vita che essere un avvocato?”

Ci pensai su attentamente. Sfortunatamente trovai solo una risposta.

“No”.

“La poesia non significa dannatamente niente per lei. L’amicizia non significa nulla. Lei è solamente un vecchio col cuore riempito dalle regole del perfetto avvocato”. Kathy era arrabbiata ora e aveva smesso di sorridere.

“Sta dicendo ciò che sospettavo da molto”. Dovevo ammetterlo, non potevo fare a meno di essere d’accordo con lei.

“Perchè non fa qualcosa?”

“Che cosa suggerisce?” Lei si allontanò da me e guardò fuori dalla finestra il sole e le begonie del municipio. Alla fine disse, “potrei lasciare Coldsands e trasferirmi a Londra. Fare un corso di lingua”.

“E Dave? Dave verrebbe con lei?”

“Dave è bloccato qui a organizzare la comunità. Io voglio andarmene. Prendermi una pausa dal muesli fatto in casa e dai dibattiti sui geyser. Pensavo. Beh, affitterò un appartamento a Londra. Potremmo mangiare un boccone insieme qualche volta. Quando lei è all’Old Bailey”.

“Ogni uomo ha il suo prezzo. Quello è forse il mio? Un pranzo giù all’Old Bailey?”

“Non è sufficiente?”

“È più che sufficiente. Molto di più. Qualcosa a cui pensare nelle lunghe e fredde sere con Colei Che Deve Essere Obbedita”.

Improvvisamente si girò verso di me. Teneva il mio braccio come se avesse paura di cadere.

“Non voglio andare in prigione! Non vorrà che loro mi mettano dentro!”

“C’era solo un modo, e ora Dave l’ha dannatamente distrutto”.

“Posso andare dal giudice. Può darsi che accetti di sospendere la sentenza. Non lo so. Posso provare a parlargli”.

“È una buona idea. Mi sono accorta di come vi capivate. Vada a parlargli. La prego, vada a parlargli”. Sorrideva di nuovo, speranzosa. Dovevo dirle come vanno le cose della vita.

“Sa cosa significa. Se vado dal giudice per lei?”

“…La dichiaro colpevole”. Lo sapeva. La lasciai e andai alla porta. Avevamo ancora il nostro asso di briscola. Il caro vecchio Rice Crispies non stava nella pelle al pensiero della gincana.

Il signor giudice Crispin-Rice era contento di vedere Rumpole e l’avvocato dell’accusa Tooke. Ci preparò del caffè istantaneo con la macchina elettrica nella sua stanza. Appariva più giovane senza la parrucca e una volta messe in chiaro tutte le questioni vitali su come si prendeva il caffè, con o senza latte, con o senza zucchero e quanto, lui e Tooke cercarono di ingelosirmi parlando della festa alla mensa del tribunale la sera precedente.

“Abbiamo avuto una splendida serata. Avrebbe dovuto essere con noi Rumpole. Non è vero che abbiamo passato una serata stupenda, Vernon?”

“L’avvocato più anziano ci ha cantato “The Floral Dance””30. Tooke rivisse un grande momento.

“Il vecchio Pascoe è in piena forma, considerati i suoi 75 anni. Ci ha divertito cantando delle canzoni”. Il giudice offrì a me e a Tooke delle sigarette di marca. “Si sarebbe divertito”, disse.

“Una serata stupenda! Abbiamo fatto pagare al piccolo Moreton una dozzina di bottiglie di chiaretto di multa per aver parlato di lavoro a cena”. Tooke stava quasi risorseggiandolo al pensiero.

“Poi abbiamo cominciato a darci dentro nel chiaretto! Quante bottiglie erano rimaste?”

“Nessuna, signor giudice, per quanto ricordo”.

“Senta, signor giudice”. Dissi. “A costo di pagare una multa per iniziare a parlare di lavoro, volevo dirle che... se ci fosse la possibilità di persuadere la mia cliente a dichiararsi colpevole...” Il signor giudice stava girando il caffè, senza essermi per niente d’aiuto. “Potrebbe essermi grato per un pomeriggio breve”. Persino ciò non lo attirò. Continuai, disperando un po’ “È una ragazza straordinaria”.

“Capisco”. Il vecchio Rice Crispies sorrise. Forse, pensai, potevo attirarlo al “Nirvana”.

“Conosce molto bene Wordsworth”. Non sapevo se questo poteva piegare la sua mente legale.

“Wordsworth? È un’attenuante?”

“Il povero vecchio orso del Lake District. Non può permettersi di perdere ammiratori”.

“No, beh. Avrà l’attenuante di riconoscersi colpevole”. Lui stava usando il tono del giudice. Io mi alzai in piedi come avvocato.

“Non può dirmi niente più di questo?”

“Ci sono regole”.

“Pensavo che potrebbe far notare...”

“La quantità. Sapete bene la quantità. Quant’era? 20 once. Un bel po’”.

“Era solo hashish”. Cercai di farlo apparire innocuo come pezzi di biscotti. “Loro usano quella roba semplicemente come il whisky. Non passa loro per la mente...”

“Ma non è whisky, non è vero?” Era nuovamente la voce del giudice. “E una droga della classe B come la definisce la legge sulle droghe pericolose”.

“Ma che cosa ne sappiamo noi di ciò?”

“Che è illegale. Non è tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere?” Mi guardò e poi mi disse sorridendo cordialmente, “mio Dio, Rumpole, non dovremmo mica aspettarci di vederla comparire in tribunale con le perline?”

“È una brava ragazza”. Giocai l’ultima carta.

Il giudice mando giù il suo caffè. “Beh, lei conosce bene “i bravi ragazzi”. Tutti erano dei “bravi ragazzi” un tempo… Se li facessimo uscire tutti solo perché sono dei “bravi ragazzi”, nessuno andrebbe dentro”.

“Sarebbe uno scandalo. Tutte le prigioni vuote”. Dissi con tanto sentimento. Rice Crispies mi guardò come se mi stesse venendo fuori un herpes.

“Dico, Rumpole, non si sta coinvolgendo in questo caso, vero?”

“Coinvolgendo? Naturalmente no. Certo che no. Ma pensavo, forse, a una sospensione cauzionale della pena?”31
Al che il giudice Crispin-Rice si rimise la parrucca e disse qualcosa a cui non potevo opporre niente.

“Lei ha il suo lavoro da fare, Rumpole, e io il mio”.

Sudai sette camicie nella mia arringa per mitigare la sentenza, e il giudice mi ascoltò con ammirabile cortesia. Poi dette a Kathy tre anni nel modo più cortese possibile e lei fu portata in cella. Vernon Tooke venne verso di me nella sala delle toghe. Era pronto per andare alla gincana.

“Bene, è finita bene e in breve tempo”.

“Sì, Tooke, veramente in breve tempo”.

“Pronto per ritornare a Londra?”

“Domani, parto domani”.

“Un tipo molto attraente la sua cliente”.

“Sì. Tooke”.

“Nonostante tutto. In prigione doveva andare”.


Notes

↑ 1 Indicativo, a questo proposito, il fatto che prima di abilitarsi all’avvocatura nel 1947, egli, durante la guerra, avesse lavorato presso la Crown Film Unit.

↑ 2 Tra cui l’adattamento televisivo dell’opera di Evelyn Waugh, Brideshead Revisited (1945).

↑ 3 Gli episodi sono stati prodotti dalla Thames Television con l’attore australiano Leo McKern nella parte di Rumpole.

↑ 4 Come altri elementi all’interno dei racconti che trovano riflesso nella vita reale, il Wine Bar di Pommeroy corrisponde al noto El Vino Wine Bar in Fleet Street, frequentato soprattutto da avvocati e giudici. Fondato nel 1849 come enoteca, ha avuto molto successo come locale d’élite caratterizzato da regole rigidissime: gli uomini devono portare la cravatta e fino ad alcuni decenni fa non erano ammesse le donne; in seguito a una causa promossa da alcune donne, esse furono ammesse ma non potevano indossare i pantaloni.

↑ 5 Il noto dialetto della zona sud-est di Londra.

↑ 6 Mancando i codici scritti, il sistema giudiziario inglese si avvale degli atti del parlamento e dei resoconti di processi precedenti]

↑ 7 Il nome rimanda all’inglese “crumpled” (spiegazzato) e “rumpled” (arruffato).

↑ 8 George Jeffreys (1648-1689), giudice dell’Old Bailey noto per la sua crudeltà, corruzione e per le spietate sentenze.

↑ 9 Nome inventato, letteralmente sabbie fredde.

↑ 10 Betty Grable (1916-1973), attrice, cantante e ballerina di teatro, cinema e televisione. Phyllis Dixey (1914-1964), spogliarellista, nota per un certo periodo come “l’attrice del West End”.

↑ 11 Una minestra densa, di colore marrone scuro.

↑ 12 Rumpole fa un gioco di parole sul cognome di Friendly, che in inglese significa amichevole, cordiale.

↑ 13 Cfr. Samuel T. Coleridge, Kubla Kahn.

↑ 14 Vera Lynn (1917–), cantante inglese, divenuta una leggenda durante la seconda guerra mondiale.

↑ 15 Navy, Army and Air Force Institutes (Istituto della marina, dell’esercito e dell'aeronautica).

↑ 16 “Lambeth Walk” è una danza popolare tipica dell'omonima zona del sud-est di Londra. “Booms-a Daisy” è una danza degli anni ’40.

↑ 17 Cittadina di mare, sulla Manica, poco distante dall’immaginaria Coldsands.

↑ 18 Ian Paisley (1926–), capo della chiesa presbiteriana dell’Irlanda del Nord, noto politico e accanito sostenitore del partito per l’unione con la Gran Bretagna e la separazione dall’Irlanda cattolica, il suo nome è divenuto sinonimo dell’ala più estremista del protestantesimo dell’Irlanda del Nord.

↑ 19 Famose eroine della letteratura inglese.

↑ 20 Nell’originale c’è un gioco di parole tra “circuit” (il circuito giudiziario, la trasferta) e “circus” (circo).

↑ 21 Si noti il gioco di parole tra “Crispin-Rice” e “Rice Crispies”, tra il nome che ricorda la notte di San Crispino e il riso soffiato che si mangia a colazione.

↑ 22 William Wordsworth, National Independence and Liberty.

↑ 23 Ibid.

↑ 24 Vera Lynn, We will meet again.

↑ 25 William Wordsworth, Miscellaneous Sonnets, “It is a Beauteous Evening”.

↑ 26 Sir Galahad, cavaliere di Re Artù.

↑ 27 Il “gaucho” è il mandriano delle pampas argentine. “Viva Zapata” è il titolo di un famoso film di Elia Kazan (1952), basato sulla biografia di Emiliano Zapata (1879-1919), il rivoluzionario messicano che guidò le lotte dei braccianti contro la dittatura.

↑ 28 Canto di mare, letteralmente “Cosa dobbiamo farne del marinaio ubriaco?”

↑ 29 William Wordsworth, Miscellaneous Sonnets, “It is a Beauteous Evening”.

↑ 30 Canto popolare della Cornovaglia, letteralmente “La danza dei fiori”.

↑ 31 Ai sensi del “Powers of Criminal Court Act 1973”, la condanna a una pena non superiore a due anni di reclusione può essere sospesa per un periodo non inferiore a un anno, né superiore a due. Cfr. de Franchis, Dizionario Giuridico, vol. I, cit., p. 1423.

↑ 32 Canto tipico dei pub, letteralmente “Fai girare la botte”.

Pour citer cet article :

Stefania MICHELUCCI, John Mortimer, «Rumpole e la Società Alternativa». Presentazione e traduzione di Stefania Michelucci, Du labyrinthe à la toile / Dal labirinto alla rete , Publifarum, n. 26, pubblicato il 31/05/2016, consultato il 26/04/2024, url: http://www.farum.it/publifarum/ezine_articles.php?id=376

 

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